Lo spagnolo non poteva non influenzare il dialetto calabrese per via del predominio su questa terra della corona iberica.

Un dominio spezzato da poche altre intrusioni, come il francese e il tedesco.

Ovviamente questo non è un motivo per papariarsi (da papelonar) ossia pavoneggiarsi. Il popolo italiano, ed i calabresi, in particolare, sono stati sempre turduni (da aturdida), ottusi al mettere da parte il proprio individualismo in favore di un bene comune.

L’influsso dello spagnolo non si è limitato alla sfera lessicale, la parte solitamente più ricettiva, ma anche a livello sintattico.

Un esempio eclatante è l’utilizzo della preposizione “a” per introdurre l’accusativo, una forma adoperata regolarmente nella moderna grammatica spagnola.

Certo non bisogna forzare la mano cercando scamogghi (da escamujo) o falsi pretesti nel confermare queste ipotesi. L’importante è non struppicare (inciampare, deriva da tropezar), si potrebbe finire col confondere le idee e farsi facilmente gabbare (ingannare, che però deriva dal tedesco “goffein” ma è un’altra storia).

 

Tratto da “Il Bollettino Archeologico di Motta Sant’Agata” n° 4 (2012) a cura di Francesco Ventura

 

 

Di US1